ESCLUSIVA. Intervista a coach Kim Hughes, da Portland all’Orlandina per allenare i giovani

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Kim Hughes
Coach Kim Hughes

La novità della Betaland Capo d’Orlando che punta al futuro è l’esperto Kim Hughes. Come giocatore dopo il college a Wiscosin ha cominciato la carriera proprio in Italia nell’Olimpia Milano per poi passare all’ABA/NBA con New York/New Jersey Nets, Denver Nuggets e Cleveland Cavaliers. Negli anni 80 è tornato nel nostro paese vincendo uno storico scudetto col Banco Roma di Valerio Bianchini e Larry Wright per poi trascorrere cinque anni alla Viola Reggio Calabria seguiti da un ultimo anno al Basket Brescia. Successivamente è passato alla panchina come assistente nei Denver Nuggets (dove ha ricoperto anche la carica di general manager), dei Los Angeles Clippers e dei Portland Trail Blazers. Dal 2015 è nuovamente in Italia, con esperienze con Viola e Vis Reggio Calabria.

Come è nata questa collaborazione con l’Orlandina?

Peppe Sindoni mi ha chiamato e mi ha chiesto “Possiamo fare qualcosa l’anno prossimo?”. Io ho chiesto: “Che cosa?” e lui: “Ho un’idea, parliamone assieme”. Ho proposto di venire io a Capo D’Orlando anche per conoscere la città, ho conosciuto Enzo Sindoni e Giuseppe. Sono stati molto onesti con me e mi è sembrata una società seria. Siamo stati a pranzo assieme e abbiamo parlato tre ore, mi è piaciuta l’idea di creare il ruolo di “Development Coach” per crescere i giovani. Non ho la tessera per sedere in panchina come allenatore, ma questo non è stato un problema, la società mi ha chiesto di svolgere questo ruolo, la società vuole crescere. Due settimane dopo ci siamo rivisti e così è cominciato questo nuovo viaggio per tutti e due.

Quale sarà il nuovo ruolo?

L’idea è semplice, negli ultimi anni ho lavorato per la crescita individuale dei giocatori, sia lunghi sia guardie, negli Stati Uniti ho curato la crescita individuale di sei guardie e un’ala per prepararle all’NBA. Mi piace questo ruolo, l’allenatore è un insegnante, Giuseppe ha pensato di portare questo ruolo all’interno del team e adesso sono qua.

E’ quindi contento di rimanere al Sud.

Si, ho giocato cinque anni a Reggio e mi piace la vita e la mentalità, l’unica cosa che non mi piace è di essere distante da figli e nipoti. Adesso mia figlia e mio nipote sono qui e abbiamo trascorso un bellissimo periodo.

Il suo ingaggio e complessivo arricchimento dello staff tecnico rientra in un progetto di crescita complessivo dell’Orlandina che quest’anno parteciperà anche a una competizione europea

Se la società non fosse così non sarei venuto! Loro vogliono fare un passo in avanti e io ho spiegato a Di Carlo che sono qui per aiutare i giocatori, ma se i giocatori non vogliono imparare, non vogliono fare un passo avanti, non sono necessario. Perdiamo tempo.
Gennaro mi ha confermato la voglia di crescere dei giocatori, io ho fatto un allenamento con due-tre giocatori e ho visto che loro vogliono imparare, il lavoro è molto duro e intenso ed è l’unico modo per imparare come giocare ad alti livelli. Devi difendere intensamente e poi tornare in attacco, tutti devono essere in forma e pronti a sacrificarsi per la squadra e imparare a tirare in movimento. Tutti possono tirare da fermi prendendosi un tiro individuale, ma bisogna essere capaci di inserirsi in un contesto di squadra.

Mi sembra che di capire che dedicherà particolare cura alla difesa.

Hai capito benissimo. Ho capito tanti anni fa che se vuoi vincere devi giocare in difesa, devi giocare assieme e aiutare il compagno. Devi essere pronto ad aiutare sul lato debole, la difesa solo se è di squadra e solo se gioca così è molto più forte.

Il tiro da 3 punti ha cambiato l’impatto sul gioco?

Il tiro da fuori ha cambiato tutto. In Nba tutti pensano a tirare da 3 punti, nessuno vuole giocare sotto nessuno vuole passare la palla sotto, non penso che sia il modo di vincere. Golden State può farlo perchè ha grandissimi talenti.
La mia mentalità è di dare prima la palla dentro e sotto al lungo e solo dopo passare la palla fuori se raddoppiato. Ho visto diverse partite dell’Orlandina l’anno scorso e coach Di Carlo ha la stessa idea, lui vuole giocare dentro/fuori.

Grazie Mister Hughes e in bocca al lupo per la prossima stagione.

Grazie a voi!

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