Michelangelo Sangiorgio replica a Carmelo Gullotti: “Tremestieri un esempio, ma tutti dobbiamo conoscere le regole del gioco”

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Michelangelo Sangiorgio (ph. Chiara Borzì per Basket Catanese)

Usa toni distesi Michelangelo Sangiorgio per spiegare le sue ragioni nel “caso Tremestieri”. Sangiorgio è stato primo riferimento della società creata da Carmelo Gullotti e Daniele Famoso e non smentisce questo ruolo, che piuttosto rivendica con una sola eccezione. “Il mio ruolo a Catania è innanzi tutto quello di presidente del Comitato Provinciale, oltre che di responsabile delle formazioni del Cus. Due anni fa ho dato a Carmelo (Gullotti n.d.r) la disponibilità di mio cognato per formalizzare la nascita di una società che lui fortemente voleva per iniziare un campionato, quello di Promozione, ma quella competizione non è sicuramente uguale alla serie D. Dopo la promozione ho fatto presente a Gullotti che ci sarebbero stati costi diversi: trasferte più lunghe, tasse più care, obblighi maggiori, come quegli che cadono sugli under. Lui e Famoso hanno accettato di partecipare al campionato comunque, ricevendo sempre il mio pieno appoggio, nonostante i mille impegni quotidiani nel comitato provinciale e al Cus“.

Sulla questione della penalizzazione, dovuta al mancato pagamento della seconda trance di tasse, Michelangelo Sangiorgio ha commentato. “Ho incontrato Gullotti 3 giorni prima della scadenza, ricordandogli di dover pagare, e mi ha assicurato che avevano la disponibilità di denaro e che avrebbero pagato; salvo sentirli tre settimana dopo, quando avevano ricevuto una telefonata di sollecito da Palermo, che li informava del rischio di venire estromessi dal campionato”. E poi sul caos campi: “Prima dell’inizio della stagione Tremestieri ha avuto un turno al PalaGalermo, campo che è stato vandalizzato ad agosto e mai riaperto dal Comune. Fino a novembre hanno avuto a disposizione il campo all’aperto del Cus, la pista e alcuni turni al PalaCus, successivamente non sono riuscito a fare nulla perché la questione campi a Catania è un problema per tutti“.

Sui tesseramenti Sangiorgio  è stato chiaro. “Sgroi e Fichera non sono riusciti ad entrare nel meccanismo di Tremestieri, ma riuscivano a farlo in C con Guadalupi. Capita che non ci sia la stessa veduta tra coach e allenatore. Riguardo Arena, Bonaccorsi e Abramo ho preferito  tesserarli con la Polisportiva Alfa perché la formazione di Tremestieri non è riuscita ad accedere ai playoff, ma non mi sarebbe costato nulla farlo se ci fossero riusciti, passando pure sopra i guai stagionali che sta vivendo il Cus in C. La serie D di quest’anno è un campionato sottodimensionato, nulla toglie a Tremestieri la possibilità del ripescaggio se sarà riuscito a digerire l’impatto con la burocrazia di questa categoria“.

Per il presidente Fip non esiste nessuna “legge dei capi”. “Ero con Tremestieri lo scorso anno, quando è stato promosso in D, lo sono stato quest’anno quando è retrocesso, questo non vuol dire che nel 2015 ha vinto grazie al mio aiuto e nel 2016 ha perso per colpa mia. Non credo. I nostri patti sono stati sempre chiari: la gestione societaria spetta a loro. Ci sono aspetti negativi in ogni campionato che solo l’esperienza non fa diventare determinanti. Carmelo Gullotti è un allenatore capace, a cui serve necessariamente crescere, e lo dimostrano i tecnici presi quest’anno e le espulsioni arrivate in campo. Tutto il nostro movimento ha bisogno di società come Tremestieri, ma bisogna diventare autonomi e conoscere tutti le regole imposte dalla Federazione“.