A prendere la parola per iniziare la conferenza è Peppe Sindoni: «Non sono solito presenziare alle conferenze stampa durante l’anno, ma credo che sia importante farlo quando ci sono dei momenti significativi per il club, come la nuova partnership con Benfapp, che affiancherà il nome di Capo d’Orlando in questa stagione. Parliamo del quarto anno di fila in cui Capo d’Orlando trova un main partner. Nei precedenti 18 anni di gestione della mia famiglia, solo un anno avevamo avuto un title partner diverso, con Pierrel nella stagione 2007/08, quindi è sicuramente un passo aventi per il nostro club.
L’ultima estate è stata particolare, ma è nei momenti critici che si pesano le persone, la loro ambizione, la voglia, i valori. In via Beppe Alfano a giugno eravamo pochi, ma erano coloro che tengono davvero a questo club. Ho condiviso l’estate con Rino Germanà, mio padre, Ciccio Venza, che ci sono sempre stati, ma anche con Raffaele Valentino, Giuseppe Lanfranchi, Marco Sodini con cui abbiamo speso tanto tempo al telefono. Voglio inoltre menzionare David Sussi, perché dietro la sua definizione di Assistant Coach c’è molto di più.
Ho deciso di intervenire per tracciare una sorta di riga dopo un paio di mesi di attività. È giusto che anche la società dia il suo contributo. Voglio tornare sull’argomento giovani: io credo che dobbiamo capire dove sta tirando il vento. Il momento storico che sta vivendo lo sport italiano, non solo la pallacanestro, ci dice che dobbiamo essere bravi a rinnovare tutto il movimento.
Credo che lanciare giovani sia corretto. L’Italia deve dare un messaggio di rinnovamento. Capo d’Orlando è uno sputo in provincia di Messina, che ha avuto la possibilità e la fortuna di puntare sul playmaker titolare della Nazionale Italiana Under 18. Non ci sono più Basile, Nicevic, Soragna o Pozzecco, dobbiamo guardare avanti. Abbiamo ambizione e vogliamo fare un campionato di alto livello e in queste sei giornate abbiamo fatto quattro vittorie e due sconfitte al supplementare. Ma Capo d’Orlando vuole essere ambiziosa con Matteo Laganà, perché vuole e deve valorizzare le proprie risorse per puntare a una crescita futura.
Il lavoro dell’Orlandina non finisce a giugno 2019, il nostro compito è di creare qualcosa di stabile e duraturo, di credere in qualcosa che è difficile, di alzare il livello della cultura sportiva in questo posto. L’Orlandina quest’anno farà il suo, non forzerà qualcosa che non abbiamo fretta che succeda. Capo d’Orlando oggi è una piazza importante in Serie A2,abbiamo una buona affluenza di pubblico per il torneo, abbiamo dimostrato di poter fare di più di quanto mostrato finora e vogliamo ricostruire partendo da questa squadra e da questo coach.»
Coach Marco Sodini: «Roma è una squadra nata per vincere il campionato. Per non elencare tutti i giocatori, prendo come esempio Henry Sims, che ha fatto una stagione NBA a Philadelphia segnando 9 punti di media partita. I giocatori sono talmente tanti che giocano in maniera distribuita. Per non parlare di coach Piero Bucchi, che ha collezionato 601 partite in Serie A, vinto due Coppa Italia, 3 promozioni dalla A2 alla A1 e vinto il titolo di miglior allenatore della Serie A nel 2000.
Sono una squadra che verrà qua per vincere, ma ho chiesto ai miei giocatori di essere sfrontati.
Sono stato serissimo quando stamattina ho detto a Donda di entrare in campo e di dire a Sims in faccia: “Io sono Andrea Donda”. L’intento deve essere chiaro. Capo d’Orlando deve vedere quanto siamo brutti, quanto possiamo essere cattivi. Laganà deve guardare in faccia Moore e dirgli dimostrami che sei meglio di me. Dobbiamo essere più scriteriati possibile e dire che vogliamo vincere. Io voglio vincere tutte le partite, nessuno gioca per perdere.
Per la rubrica “Dacci oggi il nostro quadro quotidiano” ho scelto un dipinto di Salvador Dalì, si chiama le “Metamorfosi di Narciso”. A Dalì, appassionato di surrealismo, piaceva la figura doppia ribaltata, cioè vedere due cose che apparentemente sembrano la stessa cosa, ma in realtà sono due cose completamente diverse. Narciso sapete tutti chi è, noi siamo stati Narciso nella scorsa partita, ci siamo piaciuti troppo e siamo andati a giocare una partita contro Bergamo alla maniera opposta in cui dovevamo giocarla e alla fine siamo affogati nel nostro stesso stagno. Noi abbiamo bisogno di avere delle metamorfosi interne, ma in cui non dobbiamo essere Narciso. Deve essere un monito a noi stessi.
Contro Legnano siamo partiti piantati, bloccati, ma poi abbiamo ribaltato la gara con un grande secondo tempo. Con Bergamo invece abbiamo avuto un approccio alla gara in maniera superficiale, come il Narciso di cui parlavo. Io questa settimana mi sono posto con la squadra sottolineando in ogni momento il mio disappunto, la mia disapprovazione, per quello che abbiamo fatto domenica che è stato inaccettabile su tutta la linea. Ma sono sicuro che miglioreremo.»