Difficile non riconoscere in questa foto Becky Hammon, ex giocatrice WNBA ritiratasi a luglio del 2014. E’ diventata la prima allenatrice donna nello staff di una squadra maschile NBA, i San Antonio Spurs (con Ettore Messina).
Il “miracolo” si è compiuto oltreoceano, ma non ancora in Italia, nè in Sicilia. Le allenatrici donna sono, infatti, ancora troppo poche.
Notandole in panchina alcuni ancora si sorprendono e tiene banco il dibattito sull’importanza o meno della loro presenza come capo allenatore nelle squadre senior, sia maschili che femminili.
In Sicilia l’attività delle allenatrici donna si svolge prevalentemente nei campionati femminili regionali o nei settori giovanili. Alla fine della scorsa stagione, la presenza di Svetlana Kuznecova nello staff allenatori della prima squadra della Passalacqua Ragusa si è rivelata una meteora, nonostante l’impegno dell’allenatrice russa. Mentre la Bielorussia c’insegna che la nazionale femminile può essere allenata per aprire un nuovo ciclo da un’ex giocatrice (Natalia Trafimova), agli Europei di Repubblica Ceca nello staff italiano l’unica donna della spedizione (oltre le giocatrici chiaramente) è l’accompagnatrice Sandra Palombarini.
“Ritengo che di fatto se ognuna vuole mettersi in gioco ha la possibilità di farlo e nello stesso tempo è anche vero che la donna che vuole fare
l’allenatrice si deve scommettere – ha spiegato Gabriella Di Piazza, coach ex Rainbow Catania, quest’anno impegnata con la formazione senior del Cus Cus Basket in carrozzina -. Io da Palermo sono venuta a Catania mettendo da parte il lavoro d’insegnante per inseguire una passione. Oggi per fortuna a Catania ci sono persone che vogliono scommettersi, vedi ad esempio Marzia Ferlito o anche Deborah Bruni. Fare una scelta verso la prima squadra vuol dire anche lasciare la propria casa e la propria famiglia, quindi oggi forse non sono i tempi per farlo. Ecco perché credo che al Nord sia più facile essere donna e allentare, sia per una questione economica che per la presenza di una maggior numero di squadre sia di A2 che di Serie B. Qui in Sicilia – ha spiegato Di Piazza – abbiamo un buon numero di allenatrici donna: Maura D’Anna che ha sempre seguito Castellammare del Golfo, Mara Buzzanca che segue il Cus Unime e le giovani con l’Alma Patti, Lilia Malaja che segue la Rescifina Messina. Da un punto di vista giovanile e di attività regionale abbiamo tanta gente come Kuznecova a Ragusa che s’impegnano. Il problema sono le squadre nazionali perché lì una donna deve mettersi un attimo in gioco e fare questa scelta da giovane”.
Di donna con la necessità di essere pronta a raccogliere la sfida parla anche Deborah Bruni, allenatrice della Rainbow Catania durante la scorsa
stagione. “E’ sostanzialmente vero che di donne allenatrici ce ne sono poche. A Napoli, durante il corso di preparazione, su centinaia di uomini non credo arrivavamo a 10. E’ vero che è visto meglio un allenatore uomo, ma penso che invece dovrebbe essere valutata la preparazione e la professionalità della persona indipendentemente dal sesso. Io lavoro anche in palestra e anche in questo ambiente è la figura maschile ad avere la meglio, tranne se insegni yoga o pilates o step ecc… Purtroppo gli ambienti maschilisti ci sono nonostante siamo nel 2017! Qualcosa si è smosso, ma siamo ancora piccole formiche – ha continuato coach Bruni – vedi De Fraia ad Orvieto, Simona Ballardini a Faenza e Lilli Ferri a Varese .. ma troppo poche ! Ci vorrebbero più occasioni date dalle società e più fiducia in noi donne allenatrici. Credo che il cammino sia molto lungo ma la speranza è l’ultima a morire! Noi d’altro canto non dovremmo mai smettere di studiare perché bisogna sempre essere pronti a cogliere l’occasione giusta“.
La situazione sembra in miglioramento e a pensarlo è anche Mara Buzzanca, ex giocatrice in ascesa da qualche anno anche come allenatrice.
“Oggi rispetto gli anni passati la situazione va migliorando – ha spiegato l’allenatrice del Cus Messina – nel senso che ci sono molte più donne
allenatrici nel movimento femminile rispetto ad una volta. Sento dire che le donne per natura tendono a formare famiglia, si sposano, ed hanno poco tempo da dedicare al basket. Che gli impegni familiari di una donna non sono paragonabili ad un uomo, questo è poco ma sicuro, ma ecco io penso che questo punto di vista sia uno dei motivi principali per cui la donna ha poca visibilità e considerazione. Io nella vita ho deciso di dedicare gran parte del mio tempo al basket, perché lo amo profondamente, mi sono sposata con la palla sin da piccola; sono stata giocatrice e ora sto cercando di completare il mio percorso di allenatrice, di fare esperienza e mettermi a disposizione di questo sport meraviglioso. Penso siamo sulla strada giusta, anche a livello di Federazione regionale, c’è una forte considerazione. Concludo dicendo di farci avanti aumentando le nostre competenze, di lavorare per la causa facendoci valere e rispettare. Non pensiamo che ci siano della discriminanti, spesso siamo noi a porci dei limiti. Buon basket a tutti e impariamo ad amare questo sport in maniera incondizionata!”.
Simona Chines e Paola Piatta, insieme a Giusy Ardizzone sono solo alcuni dei nomi che non sono stati menzionati nel pezzo. Tra le assenti anche decine e decine di allenatrici attive nei centri minibasket di tutta la Sicilia.