Intervista a Marija Eric

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Marija Eric - photo Paolo Genovesi - Romagnanoi
Marija Eric - photo Paolo Genovesi - Romagnanoi

Centosessantaquattro centimetri di talento, gioca nel ruolo di play. Il palmares di Marija Eric, nata a Belgrado il 2 maggio del 1983, parla da solo e può essere da esempio per le giovani cestiste. Ha indossato la maglia della Nazionale serba, con cui ha disputato un Europeo, e vari campionati di massima serie in Serbia, Italia, Russia e Francia.

Una giocatrice di altissimo profilo tecnico che non ha bisogno di ulteriori presentazioni e che va ad arricchire oggi, dopo anni di militanza in squadre che hanno fatto la storia del basket italiano (come la Germano Zama Faenza), una rosa di qualità, aggiungendo preziosa esperienza all’esplosiva gioventù che caratterizza le fila della Rainbow. Quest’anno più che mai, quindi, sembra esserci il mix perfetto per affrontare la stagione nel migliore dei modi.

Il tuo primo ricordo legato al basket?

«Mi hanno misurato l’altezza ed ero 155cm. Oggi sono 162cm e praticamente quasi non sono cresciuta per niente parlando dell’altezza! Ma per tutto il resto, proprio la pallacanestro è tutto ciò che porto con me, è l’ insegnante più divertente, più bella, ma anche più dura della mia vita».

Il tuo soprannome, il tuo colore preferito, il numero preferito, la macchina, il film, la squadra italiana, la squadra dell’NBA?

«Soprannome Svrca (vagabondo). Colore: dipende dal periodo, ma tra verde, blu e grigio. Numeri preferiti 4,8,22! Come macchina mi piace guidare tanto, ma non ho preferenze, forse la Mini. Film Prison Break. Squadra Italiana la mia ex Faenza del 2006 e 2007. Squadra Nba non ne ho, non mi piace la pallacanestro che si gioca in America, preferisco la pallacanestro europea e l’Eurolega sicuramente è il top!»

Sotto di due punti al termine di una partite, cerchi il tiro da tre per la vittoria o ti accontenti di due punti per l’over time?  

«Sotto di 2 punti cerco di costruire, di sentire e di capire al momento cosa sia la scelta giusta. Sicuramente se riuscissi a creare il tiro da tre per miglior tiratrice della squadra lo farei, altrimenti cercherei un fallo e tirare due tiri liberi per andare all’ over time».

Ammirevole che un atleta come te e con il tuo curriculum, scelga di mettersi a disposizione di una squadra giovane, in una categoria che non è abituata a certe presenze di solito. Come ti fa sentire essere un esempio per le giovani e dove vuoi arrivare con la tua Rainbow?

«Sono a disposizione dei giovani, ma non solo in questi due anni: l’anno scorso alla Lazur e quest’ anno alla Rainbow. Ma anche negli anni precedenti, avendo al mio fianco una Ilaria Milazzo e Debora Carangelo per esempio, due ragazzine, (oggi in nazionale italiana), con un gran talento, grande cuore, ma anche grande umiltà. Hanno saputo mettersi in gioco e prendere da me, che in quel momento ero pilastro portante della squadra, il meglio. Soprattutto parlando della visione del gioco e come giocare divertendosi. Sia loro che io, abbiamo avuto un grande piacere di trascorrere il tempo insieme in campo sempre divertendoci, sfruttando il nostro talento particolare, visto che siamo particolarmente non alte. Quindi è vero, io sono sempre a disposizione, ma sta sempre alle ragazze giovani avere una spinta e tanta voglia in più, di guardare noi “grandi” e prendere il meglio dalla nostra esperienza».

Nel tuo cuore, Italia o Serbia?

«Nel mio cuore Italia nella mia testa pure, ma nell’ anima sempre e comunque Serbia».