Se l’idea è quella di trascorrere una tranquilla domenica pomeriggio a Cefalù, splendida cittadina nel Palermitano, e godere del rumore del mare d’inverno mentre si attraversa corso Ruggero fino alla imponente Cattedrale in Piazza Duomo, ci siamo sbagliati. Dalle 18 alle 20 la domenica lì non si sente il mare, ma le urla della gente accorsa a vedere la Zannella giocare. E ultimamente sono solo urla di gioia.
In un momento come quello attuale dove il turismo in Sicilia deprime, la pallacanestro a Cefalù risolleva. Visceralmente attaccati alla squadra di basket locale, la Zannella, per i cefaludesi ormai quelle due ore davanti al parquet rappresentano l’unico momento in cui sentire e manifestare l’orgoglio cittadino. Il Palazzetto per le gare casalinghe è sempre pieno, in settimana non si parla d’altro e la squadra vola imbattuta con una scia di vittorie consecutive giunta a quota 17. Tradizione, società lungimirante, squadra forte e ben allenata? Si, ma non solo.
Nello sport non ci sono equazioni. Uno più uno fa due una volta si e una no. E se tutte le squadre forti dovessero vincere sempre, smetteremmo di amarlo. Una striscia così lunga di vittorie non può essere interpretata semplicisticamente, se non altro perché non giustificherebbe da sola un’affluenza così alta per un campionato di C Silver. C’è dell’altro.
L’impressione seguendo una gara live della Zannella è che i 5 in campo e i compagni in panchina abbiano raggiunto un legame psicologico totale con la gente del posto. I cefaludesi nutrono sentimenti di rivalsa per essere finiti in una categoria che non sentono loro, per altro in un modo piuttosto brusco e asintomatico, ma questa è un’altra storia. Ora sentono di avere la possibilità di tornare dove erano e avvertono che non sono i soli ad essere così motivati.
Il trascinatore della Zannella di oggi è il playmaker americano Deshaun Cooper, classe 1991, 173 cm di talento purissimo. Un ragazzo intelligente e solare. Tascabile, ma difficilmente intascabile in marcatura. Le sue cifre parlano chiaro: 21.4 punti di media, con un high di 38, tirando con il 47% dall’arco e avendo già sfornato 131 assist ai compagni. Coach McCollum ai tempi del college (Northwest Missouri, ndr) disse di lui: “C’è gente con cifre migliori, punti e assist, ma il suo punto di forza è che sa come migliorare i compagni e questo lo rende vincente”.
«Si, penso che il coach abbia detto il vero – racconta Deshaun – È la mia natura. Non voglio fare punti o assist, voglio vincere. E questo è l’unico modo che conosco. Tutti devono essere coinvolti nel gioco, i sentimenti, la voglia, le emozioni devono essere condivise e per far in modo che sia così, tutti dobbiamo sentirci importanti nel progetto». Gli occhi di Cooper mentre gioca raccontano tanto, il linguaggio del corpo è chiaro: è un guerriero che sa di essere responsabile della sua truppa. «Ho sempre lottato e continuerò a farlo, in campo e fuori – afferma determinato il ragazzo – Mi sono trovato tante, troppe volte nella mia vita a dover far i conti con i pregiudizi della gente riguardo la mia altezza. Sono alto 5’7’’, ma posso fare quello che altri playmaker più alti fanno. Lo so, ma devo dimostrarlo ogni giorno, ogni volta che scendo in campo, in ogni allenamento. C’è chi pensa che può fermarmi solo perché sono più basso, gli farò vedere che non è così. È questo che mi spinge quando gioco. Attraverso il basket posso affermarmi e vivere senza paure».
La voglia di Deshaun è la voglia dei cefaludesi che vogliono dimostrare di meritare palcoscenici migliori e che non allentano di seguire la squadra, ciò ha impressionato il giovane statunitense: «Non mi aspettavo ci fosse tutta questa passione per la pallacanestro, è incredibile come stanno vicini alla squadra. È un piccolo paese, ma io mi trovo bene perché anche se sono nato in una città grande come Saint Louis (350.000 abitanti circa, ndr), il college che ho frequentato era sito in una cittadina simile a questa. Non mi manca nulla qui, è la prima volta che abito in una cittadina così vicina al mare, mi sta piacendo molto. Ho tutto e posso concentrarmi sulla pallacanestro a due passi dal mare. Sono molto contento anche dei miei compagni e dei coaches, non potevo chiedere di più. L’anno scorso in Germania – continua Cooper – molti dei miei compagni giocavano più per le statistiche che per la squadra, qui non è così. Siamo uniti nel voler raggiungere l’obiettivo, sappiamo che non sarà facile, ma sentiamo di avere tutta la città con noi, come se fossimo tutti animati dalla stessa voglia». Ecco.