Riteniamo doveroso riferire quanto accaduto alla nostra società nei mesi scorsi, per mettere in risalto come taluni atteggiamenti di tesserati e organi di giustizia federali abbiano preso posizione su un argomento molto delicato che, se tralasciato, riteniamo possa arrecare un danno enorme non solo al movimento cestistito dilettantistico ma a tutto il mondo sportivo dilettantistico.
Come ben tutti saprete nei primi mesi di marzo del 2020, causa la pandemia Covid-19, la Federazione Italiana Pallacanestro decretò la sospensione definitiva di tutti i campionati regionali, sia senior che giovanili.
Tale decisione, nonostante i notevoli danni economici che avrebbe causato a noi piccole società, venne accettata vista la gravità della situazione sanitaria della nostra nazione.
Fortunatamente e prontamente il Governo ha messo in piedi delle misure per supportare economicamente i collaboratori sportivi e con essi atleti e tecnici che a causa dello stop avevano dovuto sospendere la propria attività.
Questo supporto consisteva nei 600 euro mensili che i collaboratori si sono visti riconosciuti per i mesi di marzo, aprile, maggio e giugno di quest’anno.
Fino a qui tutto normale, se non fosse che nel mese di luglio ci vediamo recapitati via mail una richiesta da parte di un Sig. Avvocato che, per conto di un nostro Sig. collaboratore ci richiede la somma di euro xxxx, di cui euro xxx come saldo rimborsi spese per i mesi di marzo, aprile e maggio 2020, e euro xxx come premi per il raggiungimento delle vittorie dei campionati e piazzamenti vari.
Prontamente contattiamo il legale del tesserato, al quale facciamo notare come l’attività sia stata sospesa per causa di forza maggiore (una pandemia, mica bruscolini) e che il tesserato aveva, proprio per questo motivo, richiesto nel mese di aprile il riconoscimento del Bonus collaboratori, mentre in merito ai premi nulla a nostro avviso era dovuto non essendosi conclusi i campionati.
Ed invece con nostra sorpresa giorno 16 ottobre riceviamo da parte della Fip Commissioni Vertenze Arbitrali un’ingiunzione di pagamento per un importo di euro xxx (nel frattempo sia il tesserato che il suo avvocato si erano resi conto che pretendere i premi per una vittoria di un campionato non conclusosi era un assurdità), in virtù di una precedente sentenza del Collegio Arbitrale in merito al lodo Ndoja/Forlì (trattasi di campionato di Lega 2 semiprofessionistico) , in base al quale era stato riconosciuto all’atleta 80% del totale pattuito per l’intera stagione.
A questo punto la nostra società avrebbe dovuto presentare un ricorso, con un aggravio di spese legale che superava di parecchio l’importo da pagare, in quanto la questione sarebbe dovuta passare dal giudizio di una terna arbitrale e pertanto abbiamo deciso nostro malgrado di pagare.
Allora noi poniamo alle S.V. i seguenti quesiti:
Sig. Presidente Petrucci, non ritiene che la commissione vertenze, prima di dichiarare che il credito richiesto dal collaboratore fosse lecito ed emettere l’ingiunzione nei nostri confronti, avrebbe dovuto verificare se il collaboratore avesse già percepito per quei mesi il Bonus Collaboratori ?
Sig. Ministro Spadafora, non ritiene che alla luce di quanto da noi evidenziato, il nostro collaboratore essendo stato pagato dalla nostra società non avrebbe dovuto percepire il bonus Collaboratori?
Sig. Presidente Petrucci e Sig. Ministro Spadafora, non ritenete che se tutti i tesserati di tutti gli sport avessero agito come ha agito il nostro collaboratore e se tutte le commissioni vertenze avessero avallato tali richieste, oggi il 90% delle società sportive dilettantistiche si ritroverebbero a dover chiudere l’attività ?
Oggi il problema si ripresenta, perché purtroppo la pandemia non è stata sconfitta. La nostra società fortunatamente non ha più tra i suoi tesserati quel Sig. collaboratore. Di conseguenza qualche altra società si troverà ad affrontare questo problema e le auguriamo buona fortuna.
Certi di una pronta e sollecita risposta, cogliamo l’occasione per inviare cordiali saluti.